A quasi sessant’anni dal rapimento di Franca Viola, alla vigilia della Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne e le ragazze, voglio chiudere la serie di articoli che insieme al team di comunicazione del Comincenter, (Marinella, Antonella, Adriano e Miriana) abbiamo pensato di diffondere durante tutto il mese di novembre per la rubrica Hello girls. Una serie di articoli volti a conoscere le vicende e lasciarsi ispirare dalle donne italiane che hanno fatto progredire non solo il nostro Paese ma, in alcuni casi, il mondo intero.
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La storia di Franca Viola… e di tante altre donne
Franca Viola, nata nel 1947 nella profonda Sicilia, era poco più di una bambina (15 anni) quando i genitori la concessero come fidanzata a Filippo Melodia, nipote del boss mafiosoVincenzo Rimi, e membro di una famiglia benestante.
Il 26 dicembre 1965, all’età di quasi 18 anni, Franca Viola venne rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da Melodia, che agì con l’aiuto di dodici amici, con i quali devastò l’abitazione della giovane e aggredì la madre che tentava di difendere la ragazza. Franca fu violentata, malmenata e lasciata a digiuno, quindi tenuta segregata per otto giorni inizialmente in un casolare al di fuori del paese e poi in casa della sorella di Melodia ad Alcamo stessa; il giorno di Capodanno, il padre della ragazza fu contattato dai parenti di Melodia per la cosiddetta “paciata“, ovvero per un incontro volto a mettere le famiglie davanti al fatto compiuto e far accettare ai genitori di Franca le nozze dei due giovani. Il padre e la madre di Franca, d’accordo con la polizia, finsero di accettare le nozze riparatrici e addirittura il fatto che Franca dovesse rimanere presso l’abitazione di Filippo, ma il giorno successivo, 2 gennaio 1966, la polizia intervenne all’alba facendo irruzione nell’abitazione, liberando Franca ed arrestando Melodia e i suoi complici.
Il Matrimonio Riparatore
Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo stupratore, salvando il suo onore e quello familiare. In caso contrario, sarebbe potuta rimanere zitella e additata come “donna svergognata”.
All’epoca, la legislazione italiana, in particolare l’articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore“, contratto tra l’accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. Cosa, che se ci pensiamo bene, accade ancora oggi, nel tribunale dell’inquisizione di Facebook e in tanti altri luoghi.
Disparità di genere: la strada è ancora lunga
«Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce»
Franca Viola
Nonostante tutti i tentativi di continuare a infangare la dignità di Franca e le azioni di vittimizzazione secondaria a cui è stata sottoposta, i giudici del processo condannarono Melodia e i suoi complici. La legge del cosiddetto matrimonio riparatore fu abrogata solo nel 1981, ben sedici anni dopo il rapimento di Franca Viola. La sua vicenda e il suo coraggio hanno certamente contribuito a far muovere i primi passi alla legislazione italiana, verso un mondo che ha ancora tanta strada da fare e che si muove ancora tropo lentamente nella direzione della riduzione delle disuguaglianze e della disparità dei generi.