Conosciamo tutti il logo Amazon, quel sorrisino felice che ci permette di soddisfare tutti i nostri desideri dalla A alla Z con un click. Non è sempre stato così, la più che ventennale storia dell’azienda e i cambiamenti che l’hanno vista coinvolta fanno scuola nel campo del logo design.
Amazon da book-store a contenuti multimediali
Sono i primi anni ’90 quando Jeff Bezos decide di cambiare vita e fondare quello che sarebbe diventato uno fra i più grandi e-commerce del mondo. Amazon nasce in principio come una libreria on-line, e già dagli esordi poteva vantare una selezione di titoli superiore a qualsiasi grosso distributore non on-line.
Il primo logo Amazon è rappresentato da una A che al suo centro ha un grande fiume, il Rio delle Amazzoni, da cui l’azienda prende il nome. Un logo semplice e molto simbolico, in bianco e nero, pratico ed economico da stampare sulle scatole di spedizione della merce, sulle fiancate dei furgoni, si vede anche a grande distanza.
1998, tre restyle in un anno
La crescita dell’azienda è talmente veloce che già nel 1997, il logo Amazon subisce un primo restyle, che vede l’utilizzo di un “pattern zebrato” per la A e un’aggiunta di spessore alla scritta “amazon.com”.
Il 1998 è un anno cruciale, di cambi repentini ed espansione globale per il business di Bezos, che ormai non si limita più a vendere solo libri. A parlarci di questa vivacità aziendale è proprio il suo logo, che ormai non rappresenta più la realtà ed evolve con l’evolversi aziendale. Infatti, la A e il suo fiume scompaiono per lasciare posto a un wordmark essenziale, realizzato con carattere serif e su cui appare il payoff “Earth’s biggest bookstore”.
Nello stesso anno, il logo Amazon subisce ancora un cambio. Appare per la prima volta il colore giallo intenso che lo caratterizzerà per gli anni a venire. Un colore positivo, dinamico, energico. Le lettere del logotipo sono in maiuscolo e solo la lettera “O” è in giallo e viene ingrandita. Lo slogan sparisce del tutto.
Il terzo restyle, sempre nel 1998, si avvicina moltissimo a quello che oggi riconosciamo come il brand dell’e-commerce nato in un garage di Seattle. Soprannominato logo “Swish”, si presenta semplice ma dallo spirito più giovane e fresco. Il wordmark in nero minuscolo viene sottolineato da una linea giallo squillante leggermente arcuata verso l’alto. L’idea è disegnare un ponte che collega passato e futuro. Il carattere è Officina Sans, con la parte “Amazon” in linee più nette, rispetto a quella “.com”.
2000 la sfida del nuovo secolo
È nel 2000 che il logo subisce altri due restyling, mentre l’azienda compie passi da gigante nel panorama digitale mondiale. Per la prima volta appare la famosa freccia gialla che se da un lato sottolinea la scritta “amazon” dalla A alla Z, dall’altro esprime in maniera lampante il valore di base per cui l’azienda si caratterizza: portare un sorriso delivery ad ogni persona, soddisfare il cliente. BOOM! Semplice, ultra simbolico, potente. Tutto nel visual creato da Turner Duckworth comunica felicità.
Certo, un’immagine non è tutto, ma è la ciliegina sulla torta che rende credibile un’azienda, un progetto di comunicazione, un brand. In una prima versione, il payoff “and you’re done”, che si può tradurre come “e sei a posto”, rende già l’idea di un’e-commerce facile da utilizzare, in cui puoi trovare quello che ti serve.
All’inizio si lascia la scritta “.com”, ma poi viene rimossa perché non ha più senso: il marchio espande la sua attività di vendita anche offline. Oggi, sulle scatole della logistica amazon, è riportata solo l’iconica freccia a forma di sorriso, un po’ come è successo per lo swoosh nike di cui abbiamo parlato in questo articolo.
2021, l’icona della discordia e i baffi di Hitler
Oggi amazon ha una delle app più utilizzate al mondo, mentre scrivo, al secondo posto nella classifica delle app shopping su Apple store.
Ma a volte le ciambelle non escono col buco. A gennaio 2021, esattamente un anno fa, Amazon decide di operare un restyle dell’icona per la sua app, che inizialmente era rappresentata dal logo e da un carrello azzurro
L’idea è semplice, versatile e ben congegnata, se non fosse stato per un piccolo particolare che ha visto sollevarsi le voci critiche di fan e clienti piuttosto seccati.
Lo sfondo color “cartone”, la famosa freccia-sorriso posizionata al centro e in alto un pezzetto di scotch azzurro. Se non che, in molti hanno associato all’icona un sorrisetto sormontato dal baffetto tipico di Adolf Hitler. L’icona è stata subito sostituita adottando uno scotch non più zigrinato, ma ripiegato su se stesso.
Insomma, anche Amazon può toppare, del resto, una delle citazioni più famose di Bezos è
“Bisogna essere disposti a essere fraintesi se hai intenzione di fare innovazione”
Detto, fatto! 🙂
Un diamante è per sempre, un logo no.
La storia di Amazon e del suo logo è emblematica del fatto che è necessario che una visual identity sia al passo con la crescita di un’azienda. Nessun logo è per sempre e se si sente l’esigenza di cambiarlo ben venga, ma bisogna sempre fare attenzione poiché spesso, la nostra intenzione non è ciò che effettivamente comunichiamo. Il senso di una messaggio è sempre di chi lo legge!
Cosa ne pensi di questa storia? Se hai storie di loghi che conosci e che vuoi raccontarmi scrivimi a manuela@comincenter.com