C’è un rumore nuovo nelle piazze del mondo.
Non è il brusio di un concerto né il vociare di un mercato: è la Generazione ZETA che parla (e abbiamo visto come e perché parla), si incontra, si riconosce. Dopo anni passati tra schermi e cuffie, dentro server Discord e chat Telegram, i ragazzi tornano a occupare lo spazio fisico — quello delle assemblee, dei sit-in, dei festival e delle comunità di quartiere.
Sembra un ritorno al passato, ma è tutt’altro. È una nuova forma di presenza.
Dai server ai selciati
La pandemia aveva trasformato il digitale in rifugio, scuola, piazza e persino in protesta. Ma oggi, quei nativi digitali che tutti davano per “disconnessi dal mondo reale”, stanno ribaltando il pronostico.
Gli stessi che hanno imparato a costruire comunità online su Discord — tra meme, gaming e stan culture — ora costruiscono reti fisiche, solidali e concrete.
Dagli studenti francesi che organizzano sit-in tramite canali privati, agli attivisti americani che coordinano scioperi per i diritti dei lavoratori tech, fino ai giovani italiani che scendono in piazza per Gaza, per il clima o per la scuola pubblica: la Generazione Z è tornata per strada. Ma con una consapevolezza nuova — quella che il virtuale non basta più.
Generazione di mollacioni?
No, semplicemente spesso e volentieri visti da uno sguardo che non ne capisce i linguaggi, le modalità di comunicazione, le vibes.
La rete non è più un fine, ma un mezzo: un acceleratore di incontri veri. La Generazione Z vive in un meticciato di linguaggi: digitale e analogico, meme e manifesti, live streaming e megafoni.
Se il metaverso prometteva mondi alternativi, i ragazzi di oggi vogliono un mondo possibile, reale, condiviso.
Non fuggono dalla rete, la attraversano — ma poi ne escono per costruire ponti, non avatar.
Le piazze tornano a essere server aperti, dove la connessione è tra persone e non tra dispositivi.
Un movimento globale e localissimo
Dal Nepal al Marocco, dal Perù all’Italia, i segnali sono gli stessi: la Gen Z non vuole più solo “postare”, vuole “partecipare”.
Non è nostalgia del Novecento, ma evoluzione di una generazione che ha capito che non basta una story per cambiare il mondo.
Serve esserci. Qui e ora. Prendersi carico della responsabilità del presente.
In sintesi
La Generazione Z non è mai stata così digitale — ma mai così desiderosa di realtà.
Discord, TikTok, Instagram restano spazi di elaborazione, di connessione e di mobilitazione. Ma l’azione, quella vera, accade fuori.
Lontano dagli schermi.
Di nuovo nelle piazze.