Classe 1975, Presidente di Ferrari dal 2018 e già nella classifica di Fortune, nel 2013, quando aveva meno di quarant’anni. John Elkann è uno dei rari esempi italiani di giovani manager italiani conosciuti e riconosciuti a livello internazionale.
Cosa si intende per Giovani Manager?
Di certo possiamo dire che non sono tutti quei giovani talentuosi che continuano a lasciare il Paese in cerca di fortuna oltralpe e nemmeno quelli che si avvicendano tra uno stage ed un altro alla ricerca di un bagaglio di esperienze.
Se come dicevamo il “posto fisso” non esiste più è anche vero che l’Italia non si distingue in Europa per fare spazio ai giovani.
I giovani manager, con meno di quarant’anni, in Italia sono il 14% , contro il 33% della media europea.

Velocità, cambiamento, innovazione
Per citare il sociologo Bauman “il problema degli uomini post moderni dipende dalla velocità con cui riescono a sbarazzarsi di vecchie abitudini piuttosto che da quella con cui ne acquisiscono di nuove”.
Potrebbero, quindi, dei giovani manager aiutarci ad affrontare il cambiamento? Se abbiamo bisogno di velocità di pensiero, di acquisizione costante di nuove competenze e di visioni audaci, possono aiutarci in questo le nuove generazioni?
ManagerItalia pone l’accento anche su un altro aspetto significativo: “le aziende familiari che in Europa hanno più o meno lo stesso peso (80% delle aziende) da noi hanno manager esterni alla famiglia dell’imprenditore solo nel 33% dei casi, mentre li hanno nell’80% dei casi circa in Europa: 64% Spagna, 72% Germania, 74,2% Francia e 89,6% Uk.”
A questo si aggiungono altri due aspetti:
- in Italia abbiamo una prevalenza di PMI con pochi ruoli dirigenziali
- le aziende ad alta innovazione tecnologica in Italia sono di meno che all’estero.
Come poter affrontare le sfide future?
Di certo sappiamo che oggi abbiamo bisogno di persone competenti in ambito digitale, con sviluppate soft skills come intelligenza emotiva ed empatia e capacità di visione al di fuori del proprio ambito tecnico.
E in generale, considerando che in molti Paesi la quota di giovani tra i dirigenti è addirittura maggiore della quota di giovani nella popolazione, forse dobbiamo affrontare il cambiamento!



