C’è chi evita di uscire di casa. Chi non prende appuntamenti importanti. E chi — più saggio — fa backup di tutto, anche del caffè.
Sì, oggi è venerdì 17, la data più chiacchierata del calendario italiano. Ma come nasce questa fama da “giorno nero”? È solo una superstizione, o dietro c’è una storia degna di un podcast true crime… dell’antichità?
Il numero maledetto (spoiler: non è colpa sua)
Partiamo dal 17. In numeri romani si scrive XVII.
E fin qui, tutto ok. Ma se rimescoli un po’ le lettere (non fatelo a casa), ottieni VIXI, che in latino significa “ho vissuto” — cioè, per estensione, “sono morto”.
Ecco il primo indizio: un numero che porta dentro la parola “fine”. Abbastanza per far tremare anche il più razionale degli ingegneri.
A questo punto i poveri numeri 13 e 17 si dividono la scena: negli Stati Uniti il 13 viene bandito da ascensori e camere d’albergo, mentre in Italia tocca al 17 fare da capro espiatorio numerico. È la globalizzazione della sfiga.
Perché proprio venerdì?
Beh, qui entrano in gioco le leggende.
Si dice che Cristo sia stato crocifisso di venerdì, e da allora il giorno porta con sé un’ombra di malinconia.
Inoltre, venerdì era dedicato a Venere, dea dell’amore, della bellezza… e del caos.
Un mix potenzialmente esplosivo, soprattutto se lo unisci al 17 e a un file Excel che non si apre e al wi-fi che fa i capricci!
In passato, perfino i marinai italiani rifiutavano di salpare il venerdì.
Gatti, scale e sale
Il venerdì 17 è un po’ come quel parente strano ai pranzi di Natale: tutti ne parlano, nessuno sa bene perché.
Le superstizioni fioriscono ovunque: c’è chi evita di passare sotto una scala, chi non rovescia il sale, e chi – per sicurezza – tocca ferro, legno e perfino… il router.
In alcune regioni italiane si dice che se vedi un gatto nero attraversare la strada di venerdì 17, devi cambiare percorso.
In altre, che porti fortuna: dipende, come sempre, dal gatto.
E nel mondo?
Non tutte le culture condannano il 17.
In Grecia e Spagna, ad esempio, è il martedì 13 il giorno da tenere d’occhio.
Negli Stati Uniti è sempre il Friday the 13th, con Jason che fa la sua comparsa cinematografica a ricordarcelo.
In Giappone, invece, il numero 4 (che si pronuncia shi, come “morte”) è quello evitato a ogni costo: perfino gli ospedali saltano il quarto piano.
Morale: la sfortuna è come la pasta: cambia solo il condimento.
La scienza dice… stai chill
Gli psicologi parlano di triscaidecafobia (paura del 13) e eptacaidecafobia (paura del 17). Ma dietro queste fobie ci sono più meccanismi culturali che dati oggettivi. Il nostro cervello odia l’imprevedibilità, e il venerdì 17 è il simbolo perfetto di “qualcosa potrebbe andare storto”.
In realtà, se ci pensi, ogni giorno potrebbe farlo — tranne, forse, il sabato.
Come sopravvivere al venerdì 17 (con stile)
- Non sfidarlo. Non serve lanciarsi da un paracadute o firmare contratti cruciali.
- Ridi. L’ironia è l’amuleto migliore.
- Crea il tuo rito. Un caffè con gli amici, una playlist scaramantica, un meme salvavita.
- Ricorda: le coincidenze negative ci colpiscono più di quelle positive. Il venerdì 17 non è sfortunato: è solo un ottimo storyteller.
La vera sfortuna è non crederci abbastanza
In fondo, la fortuna è una costruzione culturale. Un modo per sentirci un po’ meno soli nel caos del mondo.
Che tu creda o no al potere del 17, il segreto è questo: trasforma la superstizione in un’occasione per sorridere. Perché l’unica vera maledizione… è prendersi troppo sul serio.
E tu? Hai un rito segreto per il venerdì 17 o sei di quelli che sfidano il destino con un sorriso e una connessione stabile?
Raccontacelo nei commenti – se non ti crasha il Wi-Fi, ovviamente. 🙂