La violenza di genere nel mondo digitale rappresenta una sfida sempre più pressante nella nostra società interconnessa. I nuovi dati evidenziano un quadro preoccupante: il 65% delle giovani donne tra i 15 e i 25 anni ha subito molestie online, confermando quanto emerso nei nostri precedenti studi sul tema.
Nel 2024, il fenomeno della violenza di genere online ha continuato a rappresentare una sfida crescente, con un allarmante aumento delle richieste di aiuto. Nei primi nove mesi dell’anno, il numero anti violenza e stalking 1522 ha registrato circa 48.000 contatti, tra telefonate, app e chat, segnando un incremento del 57% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo dato sottolinea la persistenza e l’aggravarsi del problema, nonostante gli sforzi di sensibilizzazione. Particolarmente preoccupante è la situazione tra le giovani donne: il 57% delle ragazze sotto i 25 anni riferisce di essere stata vittima di qualche forma di violenza online. Questo trend evidenzia come le generazioni più giovani siano particolarmente vulnerabili alle nuove forme di abuso digitale. Inoltre, l’84% delle donne che hanno subito violenza dichiara di non aver ricevuto o cercato aiuto, indicando una significativa barriera nell’accesso ai servizi di supporto.
Impatto psicologico della violenza online
L’impatto psicologico di questa forma di violenza si estende ben oltre la dimensione virtuale. Le ricerche di Amnesty International rivelano che il 55% delle vittime attraversa periodi di intensa sofferenza psicologica, manifestando stress acuto, stati ansiosi e attacchi di panico. Il trauma si manifesta attraverso molteplici comportamenti: il 76% delle vittime modifica la propria presenza online, mentre il 32% rinuncia completamente a esprimere le proprie opinioni su determinati argomenti. La preoccupazione per la sicurezza fisica tocca il 41% delle vittime, evidenziando come la violenza digitale possa generare timori concreti per l’incolumità personale.
Ruolo delle piattaforme digitali
Le piattaforme digitali svolgono un ruolo cruciale nella propagazione e nel contrasto della violenza online contro le donne. I social media, in particolare, sono diventati terreno fertile per comportamenti abusivi, con gli operatori spesso criticati per la loro inadeguata risposta al fenomeno. Nonostante le dichiarate politiche di tolleranza zero, emerge la necessità di rafforzare le misure protettive attraverso una formazione specializzata dei moderatori e l’implementazione di strumenti di sicurezza più efficaci. Le piattaforme stanno introducendo funzionalità di protezione individuali, come sistemi avanzati di blocco e filtrazione dei contenuti, pur mantenendo la responsabilità primaria di garantire un ambiente digitale sicuro e inclusivo.
Tipologia e definizione
La Violenza Contro le Donne e le Ragazze nel cyberspazio (CVAWG) coinvolge circa il 73% della popolazione femminile, manifestandosi attraverso diverse forme di abuso. Questa violenza digitale si configura come un’estensione delle discriminazioni strutturali presenti nella società, assumendo molteplici forme:
- Cyber Flashing: Si manifesta attraverso l’invio non sollecitato di immagini sessuali mediante app di incontri, messaggistica, SMS o tecnologie di prossimità come Airdrop o Bluetooth. Questa pratica rientra nella categoria degli abusi di immagini intime non consensuali (NCII).
- Deepfake: Si tratta di contenuti audio o video manipolati attraverso l’intelligenza artificiale, che appaiono autentici e mostrano persone in situazioni mai realmente vissute. La maggioranza dei deepfake che colpiscono donne e ragazze riguarda contenuti intimi o attività sessuali, diffusi senza consenso su piattaforme o siti per adulti.
- Voyeurismo Digitale: Comprende varie forme di abuso di immagini intime non consensuali (NCII). Include la registrazione clandestina di immagini del décolleté, delle cosce o dei genitali di donne inconsapevoli, sia in luoghi pubblici sia privati. Queste immagini, spesso denominate “creepshots”, includono anche l’invio non richiesto di contenuti sessuali.
- Downblousing: Consiste nella ripresa non autorizzata del décolleté di una donna ignara, in qualsiasi contesto. Questi contenuti vengono poi condivisi online senza che la vittima ne sia a conoscenza.
- Doxing (o Doxxing): Implica la ricerca, manipolazione e divulgazione di informazioni private senza consenso, con l’intento di esporre e umiliare la vittima. La pericolosità di questa pratica risiede nella possibilità di localizzare fisicamente le vittime, potenzialmente precedendo violenze nel mondo reale.
- Gendertrolling: Comprende azioni online malevole come l’invio di email provocatorie o post sui social media contenenti minacce di stupro o morte. Come il trolling tradizionale, mira a generare controversie e raccogliere consensi provocando reazioni emotivamente intense nelle vittime.
- Pornografia Non Consensuale: Termine utilizzato dai media per descrivere la diffusione online di materiale intimo senza autorizzazione. Si preferisce utilizzare la definizione di “abuso di immagini intime non consensuali” (NCII), evitando termini fuorvianti come “revenge porn”.
- Sextortion: Si riferisce al ricatto basato sulla minaccia di pubblicare contenuti sessuali per intimidire, estorcere denaro o ottenere ulteriori materiali intimi. Spesso coinvolge ex partner che possiedono contenuti ottenuti durante la relazione.
- Solicitazione Sessuale: Include richieste indesiderate di conversazioni o atti sessuali in ambiente digitale, che possono sfociare in comportamenti abusivi e minacce quando respinte.
- Slut-Shaming: Consiste nella stigmatizzazione basata sull’aspetto o sul comportamento sessuale, reale o presunto. Colpisce in particolare le adolescenti, limitando la loro libertà di espressione attraverso la regolazione sociale della sessualità femminile.
- Upskirting: Riguarda la ripresa non autorizzata delle parti intime di una donna inconsapevole, con successiva condivisione online dei contenuti.
- Stupro Virtuale: Si verifica quando l’avatar o la rappresentazione digitale di una persona subisce violenza sessuale simulata in ambienti virtuali tridimensionali come il Metaverso.
Connessione tra violenza online e offline
Il rischio di rimanere vittime di odio online è particolarmente elevato tra i 18 e i 24 anni, ma molte donne subiscono casi di cyberviolenza già dai 15 anni (circa il 10%). Questa vulnerabilità precoce richiede interventi mirati per proteggere le giovani generazioni. La pervasività del cyberspazio, inoltre, amplifica l’impatto degli abusi, aumentando il danno psicologico e sociale e, nei casi più gravi, portando anche al suicidio.
Studi statistici dimostrano forti correlazioni tra violenza online e offline. Ad esempio, una ricerca di Amnesty in Thailandia ha rilevato che chi molesta online ha una probabilità dieci volte maggiore di esserne vittima e chi commette violenza offline ha un rischio analogo di subirla. Inoltre, nel report Marganski e Melander (2020) è stata osservata una quasi totale sovrapposizione tra violenza nelle relazioni di coppia online e offline, evidenziando come quella digitale possa agire da catalizzatore per quella fisica, creando un ambiente di costante minaccia.
Per di più, la violenza online intensifica gli impatti di quella offline attraverso tre meccanismi principali:
- Persistenza: I contenuti abusivi online rimangono nel tempo, causando rivittimizzazione continua.
- Amplificazione: L’effetto virale dei social media aumenta esponenzialmente il danno.
- Anonimato percepito: La percezione di anonimato incoraggia comportamenti estremi che spesso si traducono in azioni nel mondo reale.
L’impatto psicologico si manifesta poi attraverso conseguenze concrete nella vita quotidiana: isolamento sociale, stati paranoidei, depressione e ansia possono condurre a significativi cambiamenti comportamentali e, nei casi più estremi, al suicidio. Senza contare che in contesti di crisi umanitaria o conflitto, la violenza online può raggiungere livelli estremi, esponendo le sopravvissute a sfollamenti forzati, rappresaglie violente, false confessioni e omicidi. Ad esempio, le tecnologie digitali sono spesso sfruttate per la tratta di esseri umani, collegando direttamente sfruttamento online e offline.
Per affrontare efficacemente questo fenomeno, risulta necessario un approccio olistico che riconosca l‘interconnessione tra violenza online e offline. Le strategie di prevenzione e intervento devono considerare entrambe le dimensioni, puntando sulla formazione di operatori specializzati, sull’implementazione di politiche di moderazione più efficaci e sulla creazione di servizi di supporto integrati.
La violenza online e offline contro donne e ragazze non rappresentano fenomeni separati, ma manifestazioni interconnesse di disuguaglianze strutturali di genere. Riconoscere e affrontare questa connessione risulta fondamentale per sviluppare strategie efficaci di prevenzione e supporto che tutelino le vittime in ogni aspetto della loro vita.