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Conferenza Stampa Osservatorio Regionale Smart Working

Il primo osservatorio sullo smart working è tutto lucano.

Ieri mattina, nella sala B del Consiglio Regionale di Basilicata, la Consigliera Regionale di Parità, Ivana Pipponzi, ha presentato un progetto che, da giovane imprenditrice lucana, non posso che apprezzare.  Di cosa si tratta?

Nasce il primo osservatorio regionale sullo smart working. Mentre scrivo e lavoro, sono all’ombra di un pergolato con i miei figli che giocano a rincorrersi e a inseguire insetti. Ho la fortuna di farlo da sempre, dove voglio, negli orari migliori per conciliare la cura della famiglia con il lavoro che amo. Ma so anche che non è così per moltissimi, soprattutto donne.

L’osservatorio – sottolinea la Consigliera – nasce per attivare una progettazione comune e condivisa per lo sviluppo della cultura dell’innovazione dei modelli di lavoro.

Il lavoro agile non è più un lontano modello di welfare praticato nei paesi scandinavi. La crisi sanitaria ha, in qualche modo, accelerato un processo che altrimenti, in Italia, avrebbe impiegato molto più tempo ad innescarsi. Abbiamo, di fatto, un’opportunità da cogliere al volo. La prima legge a disciplinare questa metodologia lavorativa sia del 2017. Ma fino a marzo 2020, le aziende che l’hanno adottata in Basilicata si contano su una mano.

Ciò – continua la Pipponzi – richiede un’azione sinergica con le istituzioni e le parti sociali. [Una] efficace misura a sostegno della conciliazione tra i tempi di vita/famiglia  e i tempi di lavoro“.

Digital divide, spopolamento, microimprese. A cosa serve l’osservatorio sullo smart working?

Ero lì, con la mascherina, attenta alla distanza di sicurezza. Ho seguito tutti i preziosi contributi che dirigenti di istituzioni pubbliche e imprese private hanno regalato, a questo incontro tanto proficuo. Un focus sul lavoro agile, calato in una regione come la Basilicata, con evidenti discrepanze sociali, un digital divide infrastutturale grave, con la mancanza di competenze digitali –  maggiormente per le donne – uno spopolamento sempre crescente e un tessuto economico fatto, per la maggior parte, di piccolissime e micro imprese spesso a conduzione familare. In un quadro così, davvero possiamo parlare di smart working “ordinario”, cioè fuori dalla necessità emergenziale della pandemia?

Questo osservatorio può dare una risposta a questa domanda e a molte altre. Sono fiduciosa che lo farà.

L’osservatorio – si legge nel comunicato stampa – avrà il compito di produrre e diffondere la conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni, cittadine e cittadini, tramite il monitoraggio di modelli di lavoro innovativi, al fine di migliorare la produttività delle organizzazioni e la qualità del lavoro e di supportare ulteriormente i soggetti a maggiore rischio di marginalizzazione dal mercato del lavoro.

Il Comincenter, dal primo giorno del 2014, si occupa di queste tematiche. Lo fa con i professionisti e i leader del futuro, ma anche con le imprese e con i partner. Ci siamo impegnati a tessere un network flessibile e condiviso, che lavora quotidianamente per sperimentare nuove prospettive e intendere il lavoro non come un posto, ma come un’esperienza di crescita continua.

Non nascondo, e l’ho detto anche nel mio intervento in conferenza, di avere grandi attese su questo strumento. Un “laboratorio”, come ha sottolineato la Consigliera, in cui si ha l’opportunità di re-immaginare gli asset e i processi della vita lavorativa.

L’istituzione di questo osservatorio sullo smart working è la prima pietra di un progetto tutto da costruire.

Ad maiora.

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