Fine dell’anno. Fine di un anno catastrofico. Eppure, secondo me, qualcosa di buono questo 2020 l’ha portato. Ha portato consapevolezza. Proprio nel momento in cui la pandemia ci ha costretti a stare lontani, chiusi ognuno nelle nostre case, ci siamo resi conto che essere aperti, tendere una mano, fare un piccolo sforzo personale, per un bene collettivo, è questo che ci rende umani.
Il digitale ci ha aiutato. Ed è proprio sulla rete, che tanti progetti hanno trovato spazio. Ne ho selezionati tre decisamente peculiari, per una nuova economia, come scrivevo già in questo post, in cui l’inclusione e la responsabilità sociale delle aziende, siano un nuovo mantra.

S-Hope
S-hope, è il primo e-commerce dedicato alla speranza. Sul sito si legge:
“In piena emergenza Covid-19 ci sono state tante storie che hanno saputo tracciare un percorso, una strada verso il futuro. Storie di eroi normali che con il loro altruismo ci hanno dato prima di tutto la speranza.
Su S-hope puoi scoprire queste storie, vedere i video di questi protagonisti, e provare a ricambiare con una libera donazione, per una speranza ogni volta diversa. “La speranza, scrivono gli ideatori, può essere più contagiosa di un virus, e condividere e alimentare la forza di queste testimonianze
può aiutare tante altre persone ad andare avanti e credere un po’ di più nel futuro.”
Clothest*
Raccogliere e vendere capi usati di qualità, per ridurre i consumi della moda e favorire uno sviluppo sostenibile e solidale? Questa è l’idea di Clothest*, il progetto nato all’interno delle mura della Casa Famiglia Caritas di Montevarchi.
Clothest* nasce dalla necessità di portare un cambiamento positivo nelle nostre comunità. Scrivono gli ideatori: “Molti capi che abbiamo nell’armadio spesso sono inutilizzati, o vengono indossati sempre meno. L’obiettivo è rivalorizzare quei capi, per favorire uno sviluppo sostenibile e solidale.”
Un’economia dunque non solo circolare, che punta a riusare, riciclare e riparare abiti di alta moda in disuso, ma anche un’economia sociale, che fa della solidarietà il suo fine ultimo.
Non solo. Il progetto include la volontà di ampliare l’impatto sociale, assumendo nell’organico lavorativo le stesse persone svantaggiate accolte nella Casa Famiglia.

La166, BIRRA ANTISPRECO
Lucanissimo, il progetto LA166 di Magazzini sociali. Una dispensa antispreco che trasforma le eccedenze alimentari, cibo invenduto che altrimenti andrebbe buttato, in nuovi prodotti di consumo.
Ne avevamo già parlato con Valentina Loponte qualche tempo fa. Dentro questi prodotti, non ci sono solo le eccedenze alimentari. C’è l’impegno di una comunità intera che ha saputo trasformare un progetto di una Onlus, Io Potentino, in un riferimento per quanti vivano in difficoltà economica.
LA166 nasce, infatti, per sostenere Magazzini Sociali, punto di raccolta e redistribuzione di eccedenze alimentari per quelle persone e famiglie che vivono situazioni di povertà, in Basilicata.
Insomma, bere una birretta tra amici, in maniera responsabile, non solo aiuta il pianeta e combatte lo spreco, ma è anche un gesto di solidarietà verso qualcuno che ne ha bisogno.
Prossimo prodotto: la marmellata “brutta ma buona”, creata dalle arance non raccolte o scartate dalla distribuzione per difetti di “estetica”.
Magazzini Sociali, inoltre, ha lanciato una campagna di gift card, per fare un regalo diverso per questo Natale.
Il dono della consapevolezza
L’augurio che faccio a tutti per questo Natale è quello di diventare consapevoli, oggi più che mai, che ogni nostro piccolo gesto, ogni acquisto anche minimo, ricadono in qualche modo sulla società tutta, sul nostro pianeta e sul futuro delle generazioni che verranno.
Scegliamo consapevolmente. Insieme si vince sempre.