È stata pubblicata la ricerca di KPMG UK, condotta su 6.000 job seekers di varie età nel Regno Unito.
La notizia è che una grande fetta – specialmente i più giovani – ha dichiarato che l’impegno di un’azienda per l’ambiente, il sociale o una corretta governance sia stato per loro determinante nella scelta se accettare o meno una proposta di lavoro.
Una nuova ricerca pubblicata la scorsa settimana da KPMG, mostra che i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) influenzano le decisioni lavorative di quasi la metà degli impiegati del Regno Unito, con i millennial e i lavoratori più giovani che guidano la tendenza crescente del “climate quitting”.
Che cos’è il Climate quitting?
Avrai già sentito parlare di great resignation, le dimissioni di massa che stanno interessando milioni di lavoratori non felici del proprio life-work balance all’interno delle aziende. Il Climate quitting, invece, è la pratica di lasciare un lavoro o di rifiutarne uno perché il candidato ritiene che gli impegni ESG (ambientali, sociali e di governance) del datore di lavoro non siano all’altezza.
Il termine è nuovo: è apparso sui media tradizionali solo negli ultimi anni. Ma la pratica si è evoluta ed è cresciuta con la crisi climatica, tanto da suscitare una certa preoccupazione tra i leader aziendali e gli analisti del mercato del reclutamento.
Il 46% desidera che in azienda ci sia attenzione ai fattori ESG
KPMG UK ha intervistato circa 6.000 impiegati adulti del Regno Unito, studenti, apprendisti e persone che hanno lasciato l’istruzione superiore negli ultimi sei mesi, in merito al loro atteggiamento nei confronti del lavoro. I risultati evidenziano che quasi uno su due (46%) desidera che l’azienda per cui lavora dimostri un impegno in materia di ESG, mentre uno su cinque (20%) ha rifiutato un’offerta di lavoro quando gli impegni ESG dell’azienda non erano in linea con i propri valori.
I giovani tra i 25 e i 34 anni sono i più propensi (55%) ad apprezzare gli impegni ESG del proprio datore di lavoro, ma i giovani tra i 18 e i 24 anni (51%) e tra i 35 e i 44 anni (48%) non sono da meno. Quando si tratta di cercare un nuovo ruolo, un intervistato su cinque (20 percento) ha dichiarato di aver rifiutato un lavoro perché gli impegni ESG dell’azienda non erano in linea con i propri valori, percentuale che sale a uno su tre tra i 18-24enni.
Valori e finalità coerenti importanti per l’82%
Anche i valori condivisi sono una considerazione chiave, con l’82% che attribuisce una certa importanza alla possibilità di collegare valori e finalità all’organizzazione con cui lavora. Anche in questo caso, sono le fasce d’età comprese tra i 18 e i 44 anni ad essere maggiormente d’accordo: i 18-24enni sono i più propensi con il 92%, i 25-34enni seguono con l’86% e i 35-44enni con l’84%.
Commentando i risultati, John McCalla-Leacy, responsabile ESG di KPMG nel Regno Unito, ha dichiarato:
“Dalle recenti discussioni della COP27 emerge chiaramente che, sebbene si stiano compiendo alcuni progressi, la strada da percorrere per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C è ancora lunga. Sono le generazioni più giovani a subire gli impatti maggiori se non riusciamo a raggiungere questo obiettivo, quindi non sorprende che questo aspetto, e altre considerazioni ESG correlate, siano in primo piano per molti quando scelgono per chi lavorare.
Per le aziende la direzione di marcia è chiara. Entro il 2025, il 75% della popolazione attiva sarà costituita da millennial, il che significa che le aziende dovranno avere piani credibili per affrontare il tema ESG se vogliono continuare ad attrarre e trattenere questo gruppo di talenti in crescita”.
Uno su tre (30 percento) ha effettuato ricerche sulle credenziali ESG di un’azienda quando è alla ricerca di un lavoro, percentuale che sale a quasi la metà (45 percento) per chi inizia la carriera (18-24 anni). L’impatto ambientale (46%) e le politiche di salario di sussistenza (45%) sono state le aree principali ricercate nell’ambito del processo di assunzione. I lavoratori più giovani sono maggiormente interessati agli impegni in materia di retribuzione equa (18-34 anni, 45%), mentre quelli di età compresa tra i 35 e i 44 anni hanno maggiori probabilità (45%) di essere interessati all’impatto ambientale del lavoro svolto dall’azienda.
Ulteriori risultati:
Uno su 10 (9%) è alla ricerca attiva di un lavoro legato all’ESG, con i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno le maggiori probabilità (14%) di cercare un lavoro legato all’ESG.
Due terzi (64%) degli impiegati ammettono che ci sono alcuni settori in cui si rifiutano di lavorare per motivi etici, ma un chiaro impegno nei confronti dell’ESG farebbe cambiare idea al 37%.
Originariamente pubblicato su KPMG.com