Copywriting inclusivo

Cosa significa copywriting inclusivo? Cos’ha di diverso, di speciale?

Proviamo a capire perché oggi è importante.

Il copywriting è quell’attività professionale che ha a che fare con la scrittura di testi pubblicitari, nell’ambito del più ampio settore del marketing. Serve ad attirare e catturare l’attenzione del target di riferimento così da ottenere una vendita o generare un lead.

Chi si occupa di scrivere tali testi è definito copywriter. È una persona che si occupa di parole, una persona creativa e capace di raccontare prodotti e servizi e farne innamorare il potenziale consumatore.

Il copywriting si occupa di testi che promuovono un brand e devono veicolarne, attraverso le parole, delle specificità tali da catturare l’attenzione degli utenti e scatenarne emozioni che fanno sì che essi se ne ricordino in seguito, nel momento in cui compiranno un acquisto o comunque un’azione a favore del brand.

Copywriting inclusivo

Cos’ha di speciale il copywriting inclusivo?

Oltre che di copywriting, quindi della scrittura dei testi, dobbiamo parlare in senso più ampio di comunicazione inclusiva. A 360°.

Cosa fa la comunicazione inclusiva? Semplicemente – anche se così semplice non è – tiene in considerazione il più ampio bacino di utenti possibile. Tutto quel bacino che contiene infinite peculiarità, caratteristiche.

È importante, quindi, avere consapevolezza del modo in cui ci si rivolge al pubblico, e soprattutto cercare di coinvolgere il maggior numero di persone. Chi lavora nel mondo della comunicazione non può ignorare questa complessità, perché un potenziale target ignorato oppure offeso non solo si sentirà escluso ma potrebbe trasformarsi in un danno per quel brand.

Alcuni esempi

Come si costruisce, quindi, un linguaggio inclusivo, capace di comprendere tutte le diversità?

Si potrebbe iniziare prestando attenzione a:

  1. Il maschile sovraesteso
  2. Le divers-abilità
  3. Le differenze di razza e cultura
  4. Le diversità nella rappresentazione dei corpi

Si potrebbe:

  • smettere di usare la “n-word” e iniziare a parlare di afro-discendenza
  • iniziare a far sentire viste e comprese, incluse le persone con disabilità fisiche e intellettuali
  • includere nelle narrazioni testuali e visive le persone con corpi non conformi
  • declinare le parole, usare i femminili professionali, usare costruzioni generiche

In conclusione, direi che una buona pratica può essere quella di NON smettere di fare e farsi domande, non stancarsi mai di allenarsi a capire il mondo e le persone. Buona inclusione a tuttƏ!

Ps: quella è una Ə – schwa. Si tratta di un simbolo grafico-fonetico che ci aiuta a rendere neutre le parole e a scrivere con un linguaggio gender neutral.

Cosa ne pensi? Scrivilo nei commenti!

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