Maleducazione, tristezza e irritazione. Questa la mappa delle emozioni degli italiani sui social, rispetto al Covid19, secondo l’intelligenza artificiale.
Expert System, azienda italiana che si occupa di semantica e intelligenza artificiale, pubblica costantemente report su un monitoraggio delle emozioni e del sentiment degli italiani. Si tratta, praticamente, di una rappresentazione visiva dell’analisi del significato dei testi sui social media.
“Di ogni testo pubblicato – spiegano – la tecnologia di intelligenza artificiale di Expert System estrae le emozioni, che sono poi analizzate e interpretate da Sociometrica”.

Un report a settimana che rivela i sentimenti delle community on-line, attraverso i social media e che puoi consultare a questo link. Negli ultimi report prevalgono la tristezza e l’irritazione. In tutti, con ingombrante onnipresenza, la mappa delle emozioni include la maleducazione.
Sì, la maleducazione, costante. Forse questo è il punto più negativo del comportamento umano sui social. Il parlare attraverso uno schermo, l’assenza della presenza fisica, in qualche modo, ci legittima a mettere da parte il filtro della buona educazione. L’empatia sparisce perché viene meno quel 95% della comunicazione extra-linguistica.
E diventiamo ostili, le nostre parole diventano ostili, come scriveva già Stefania Clemente in questo post.
Esiste un antidoto alla maleducazione sui social?
In un articolo di Italiaoggi del 2019, viene illustrato uno dei primi studi universitari su civiltà e inciviltà virtuali. Un’équipe di ricercatori italiani, tra cui Tommaso Reggiani, docente alla Masaryk University (sede a Brno, Cecoslovacchia), che dice: «Abbiamo confrontato la fiducia e l’affidabilità di tre campioni di partecipanti coinvolti casualmente in due tipi di interazione mediata da Facebook».
Coloro che hanno partecipato a discussioni in modalità educata e civile hanno dimostrato più partecipazione convinta e hanno accordato più fiducia agli interlocutori rispetto a coloro che sono stati coinvolti in dialoghi violenti, questi ultimi anche se in dissenso non hanno minimamente cambiato le proprie opinioni, non hanno mostrato interesse ad approfondire le tematiche né accordato fiducia ai partecipanti alla discussione.
Quindi è più produttivo, anche se spesso appare il contrario, approcciarsi ai social in termini garbati. L’odio in rete non si sconfigge con altro odio ma con anticorpi di educazione e civiltà, creando spazi di discussione positiva e vietati alle ingiurie.
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